Il primo rifugio costruito (1878) al Lago Scaffaiolo, nonostante l’inaugurazione solenne e il concorso di tanta gente, nel 1881 è già in rovina: vandalismi e distruzioni ne segnano ben presto la fine.
Dopo un’escursione al Lago nel 1899, il signor Oreste Mazzoni-socio CAI- scrive una lettera diretta al Presidente di sezione lamentando che un rifugio, sopratutto in considerazione della giornata di brutto tempo incontrata, sarebbe oltremodo importante. Nella lettera il Mazzoni esprime la sua volontà, o meglio il desiderio, di ricostruire quel rifugio, ma ricostruito in modo che né le intemperie né gli atti vandalici possano farne scempio.
C’è però un problema che ferma la buona volontà del Mazzoni: la spesa dei materiali e della manodopera stimata in 1200 lire. Non scoraggiandosi, Oreste Mazzoni scrive a varie sezioni CAI, per spiegare la sua idea e chiedendo un aiuto economico. Alla fine, il costo totale sarà di 2.317,57 lire di cui 2.060,60 raccolte dalle sezioni CAI, dagli enti e dalle offerte private tra villeggianti: al povero Mazzoni toccò anche ripianare il “buco” di 256,97 lire!
Già nell’ estate del 1901, il rifugio è pressochè pronto con l’ inaugurazione prevista per il 20 settembre : è costruito in pietra e calce con soffitti a volta, senza l’utilizzo di legname affinchè “possa sfidare le ire degli elementi celesti ed umani che fecero scempio della vecchia capanna”.
Ma verrà inaugurato solo un anno più tardi, il 23 agosto 1902: con una lettera datata 18 settembre 1901, infatti, si segnala che vista “l’insistenza del brutto tempo che, oltre ad aver impedito il compimento della costruzione del rifugio al Lago Scaffaiolo, sconsiglia ora una gita al lago stesso,l’ inaugurazione del ricovero viene rimandata al principio dell’ estate dell’anno venturo in giorno da determinarsi”. Nonostante il tempo non proprio clemente, il giorno dell’ inaugurazione si trovano sulle sponde del lago circa 500 persone: autorità arrivate da Cutigliano, valligiani, pastori e anche villeggianti arrivati addirittura da Pracchia e dall’ Abetone.
Non manca neanche la banda, sempre da Cutigliano, per intrattenere allegramente gli invitati e alle 10, come in tutte le inaugurazioni che si rispettino, una bottiglia di “champagne” viene infranta contro la parete del rifugio tra applausi ed evviva. Il tempo diventa sempre più inclemente, tanto che, terminato il banchetto, gli invitati scendono direttamente a valle invece che continuare (come era stato previsto) la giornata con altre escursioni nella zona.
Il rifugio viene intitolato al principe Luigi di Savoia, Duca degli Abruzzi; ha il corpo principale di metri 8X4,20 (misure esterne) ed è alto 6 metri. Come detto non ha travi in legno,materiale poco adatto ad ospiti poco scrupolosi. Il tetto era sostenuto da volte in pietra, con muri massicci per reggere la spinta.
Nel corpo principale erano stati ricavati due piani collegati da una scaletta in legno fissa alla parete. Al piano inferiore c’era l’ingresso, che serviva anche da cucina, il dormitorio per le guide (e i mulattieri) e la dispensa. Nella parte superiore, invece, c’era il dormitorio per le comitive. L’arredamento era composto da pochi pezzi: una tavola, tre panche mobili, posate e stoviglie.
Nonostante i buoni auspici, anche il secondo rifugio avrà vita breve e tribolata: nel 1905 è ormai in rovina, pare anche questa volta vittima dei vandalismi dei pastori e anche dei villeggianti, le finestre e la porta sono state scassinate: le intemperie, soprattutto a queste altezze, hanno vita facile a rovinare.
Il rifugio sta inesorabilmente crollando, quando la sezione CAI di Bologna…
-Fine seconda parte-
Testo Fabrizio Borgognoni
Foto tratte da:
La Musola (foto a sinistra)
Le altre foto sono di Fabrizio Borgognoni