Consigli Meteo

Pioggia, tuoni e fulmini…come comportarsi

Sono convinto che l’escursionismo non è una scienza esatta, quindi può capitare, durante un’uscita, di dover fare i conti con la classica guastafeste: la pioggia. Pioggia declinata da poche gocce innocue a temporale vero e proprio con tanto di tuoni, lampi e..fulmini!

Diciamo intanto che si definisce pioggia una precipitazione atmosferica che raggiunge il suolo in forma liquida. La pioggia si origina per l’accrescimento di goccioline d’acqua o cristalli di ghiaccio all’interno delle nubi. Queste goccioline, una volta superato un certo peso ed essere divenute quindi troppo pesanti per essere trattenute dai moti all’interno delle nubi, cadono verso il suolo sotto forma di pioggia. Ovviamente le gocce più grandi (e quindi più pesanti) sono le prime a raggiungere terra: ecco perchè all’arrivo di un acquazzone a coglierci impreparati sono innanzitutto i goccioloni più grandi. I temporali, invece, sono fenomeni intensi, spesso veloci ed improvvisi: occorre quindi tener conto della rapidità con cui le nubi temporalesche si sviluppano e conducono il temporale alla sua massima intensità.

CONSIGLIO DA GUIDA: I programmi della giornata si possono modificare! Anche se non ci sono segnali imminenti di un temporale, non c’è modo di prevedere con esattezza l’evoluzione del tempo: è sempre preferibile un eccesso di cautela.

Ma possiamo prevedere un temporale?

Il modo più semplice per prevedere un temporale è quello di leggere le nuvole; infatti tutta la pioggia è portata dalle nuvole ma non tutte le nuvole portano pioggia. Le nubi che provocano con maggior probabilità precipitazioni fino al suolo sono quelle composte sia da acqua che ghiaccio, come quelle a sviluppo verticale (cumulonembi) caratterizzate da forti correnti ascensionali al loro interno, dalle quali spesso si originano temporali anche violenti. Altre nubi dalle quali si originano precipitazioni di rilievo sono i nembostrati, nubi medio-basse stratificate e molto spesse anche perchè saldate solitamente agli strati nuvolosi soprastanti.
Invece le nubi che si sviluppano a quote molto elevate, come cirri e cirrostrati, possono provocare precipitazioni, ma queste ultime sono talmente deboli che sublimano rapidamente durante la caduta. Nel caso di nubi medie come gli altocumuli le precipitazioni a volte possono limitarsi alle cime più elevate di una catena montuosa. Anche le nubi molto basse, come nel caso degli stratocumuli, composte da piccole goccioline d’acqua, difficilmente possono produrre precipitazioni rilevanti, al più deboli pioviggini a carattere locale, ma il più delle volte sono nubi innocue.

Anche l’udito è utile per prevedere un temporale e riuscire a capire quanto sia vicino. Per sapere a quale distanza si trova un temporale, basta cronometrare quanti secondi passano tra il lampo e il tuono e moltiplicare questo numero per 330. La cifra ottenuta indica la distanza in metri dal centro del temporale. Se dopo il lampo non si sente il tuono, il temporale è all’ incirca a 30 kilometri da noi. Se tra il lampo e il tuono passano meno di 30 secondi, è opportuno iniziare a cercare un rifugio per riparasi dal temporale e dal suo pericoloso compagno di viaggio: il fulmine.

In Italia, ogni anno, cadono più di 600.000 fulmini: la regione più colpita è la Lombardia. L’ atmosfera attraversata dal fulmine viene surriscaldata fino a 10.000-17.000 gradi (circa 2-3 volte la temperatura superficiale del Sole). Sono più di 10.000 le persone che (nel mondo) ogni anno vengono colpite dai fulmini, con effetti che vanno dalla folgorazione, alle scottature di vario grado, fino alle lesioni permanenti di organi interni. Non sempre però il fulmine è letale: solo il 20% delle persone colpite da un fulmine muore.

Come possiamo difenderci dai fulmini se siamo all’ aperto? Vediamo innanzitutto cosa è meglio NON  fare:

NON tuffarsi in acqua-lago o fiume o mare-perchè l’acqua è un ottimo conduttore elettrico e propaga quindi facilmente i fulmini.
NON ripararsi sotto gli alberi, specie se sono isolati.
Allo stesso modo, NON sostare vicino ad luoghi appuntiti (campanili, torri, spuntoni di roccia) ed anche l’ombrello (specie se con punta di metallo) può essere pericoloso.
Allontanarsi da vette, creste o qualunque altro elemento “a punta”.
Allontanarsi da strutture metalliche (piloni, tralicci, croci, etc).

E cosa è consigliabile fare?

Se siamo in alto, scendiamo immediatamente di quota, evitando di fermarci su percorsi elevati o esposti.
Se ci troviamo all’ aperto, cerchiamo di non essere la presenza più alta del luogo che ci circonda: se ci troviamo su un terreno scoperto, è consigliabile accucciarsi negli affossamenti: piedi uniti, testa tra le ginocchia, tenendo la minor porzione possibile del corpo a contatto col terreno. Non sdraiamoci a terra! Se abbiamo lo zaino,e se asciutto, usiamolo per sederci sopra, in modo da frapporre tra noi e il terreno un materiale. Se ci ripariamo in una grotta NON tocchiamo la nuda roccia.
Ricoveri meno sicuri ( ma utili se non troviamo di meglio) sono i bivacchi: anche in questo caso, restiamo lontani dalla soglia e dalle pareti.
Il metallo non attira i fulmini, però è un buon conduttore di elettricità: è quindi importante restare lontani da oggetti metallici estesi (recinzioni, ringhiere, scale, gradinate, etc). Se una struttura come quelle indicate viene colpita da un fulmne, il metallo può condurre la corrente alla persona che vi trova a contatto o nelle immediate vicinanze.
Spegniamo il cellulare e cerchiamo di tener lontani i bastoncini da trekking o la picozza.
Se siamo insieme ad altre persone, non teniamoci per mano e camminiamo ad una distanza gli uni dagli altri di almeno 10 metri.

Testo e foto Fabrizio Borgognoni

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Camminare con il caldo?? Si puo’!

Camminare in primavera o in autunno, con temperature gradevoli e senza il freddo (quando c’è) dell’ inverno è senz’altro facile…ma vuoi mettere le escursioni d’estate? Giornate lunghe da vivere all’aria aperta, possibilità di escursioni su lunghezze importanti viste le molte ore di luce e … caldo,caldo,caldo! Anche durante l’estate possiamo comunque godere del piacere di fare escursionismo, basta tenere a mente le regole d’oro per camminare con il caldo.

Il mattino ha il fresco in bocca! Può sembrare scontato e anche banale, ma alzarsi presto la mattina fa la differenza; infatti in questo modo potremmo evitare di fare le salite durante le ore più calde. In estate solitamente le temperature massime si raggiungono tra le 11.30 e le 14.00: partendo presto al mattino, potremmo arrivare in questo intervallo già all’ombra di un albero a fare la pausa pranzo o, in caso di escursioni brevi, essere sulla via del ritorno.

Previsioni meteo. Altro consiglio che può sembrare scontato, ma le previsioni meteo non si consultano solo per sapere se pioverà oppure no, ma anche per sapere quali saranno le temperature massime durante la giornata. Se le temperature dovessero essere troppo alte, meglio rinunciare.

L’itinerario. Direttamente collegato al consiglio precedente, studiando attentamente il percorso che si è deciso di fare è possibile evitare il caldo. Come? Si può scegliere l’itinerario tenendo conto dell’ esposizione: pendii esposti ad ovest per il mattino e pendii esposti ad est per le ore serali.

Acqua, acqua, acqua! Durante una giornata di cammino, tra sudorazione e frequenza cardiaca accelerata, si possono perdere fino a due litri di liquidi l’ora. Quindi è fondamentale integrare liquidi e sali minerali, questo perché l’acqua nel nostro organismo mantiene costante la temperatura corporea; se la percentuale di acqua inizia a scendere, l’organismo inizia ad assorbire liquidi dal sangue, rendendolo più denso, circostanza critica per l’ossigenatura di organi e muscolatura. Quindi bisogna bere tanto, poco per volta ma ad intervalli regolari, anche quando non abbiamo sete. Bisogna cercare di reintegrare anche i sali minerali persi con la sudorazione: si possono usare integratori di potassio (per i muscoli) e magnesio (per il sistema nervoso), da sciogliere in acqua.

Il sintomo più comune della disidrazione è la sete, ma attenzione che il livello di sete non è proporzionale al livello di disidratazione. Bocca asciutta, crampi, senso diffuso di stanchezza sono invece indicatori di uno stato di disidratazione importante: se si avvertono questi sintomi, occorre fermarsi, bere acqua (o ancora meglio integratori salini). Non sottovalutiamo questi sintomi: molti di noi li considerano “normali” e continuano a camminare arrivando poi ad avvertire vertigini, mal di testa. Questi sono i sintomi di una disidratazione piuttosto avanzata, bisogna fermarsi per riposare e bere integratori di sali minerali.

Un modo per valutare se siamo abbastanza idratati è osservare le nostre urine: se il colore è chiaro o trasparente significa che siamo ben idratati, se il colore è scuro vuol dire che siamo disidratati e bisogna correre ai ripari!

Abbigliamento? Si ma traspirante! La parola chiave per l’abbigliamento per escursioni al caldo è traspirante, perché dobbiamo cercare di tenere il sudore distante dalla pelle disperdendolo verso l’esterno. Quindi evitiamo magliette di cotone, ma cerchiamo capi in tessuto traspirante, meglio se tecnici.

E in testa? Stra consigliato un bel cappellino, e se il caldo diventa insopportabile, si può bagnare il cappello con acqua fresca per avere un effetto rigenerante. Indispensabili anche un buon paio di occhiali da sole e una crema solare.

Quale crema solare? Ricordiamoci che più si sale di quota più siamo soggetti ai raggi solari di tipo UVA, quelli più pericolosi per la nostra pelle. Quindi è importante trattare la pelle esposta al sole con creme solari ad alta protezione, da applicare più volte durante la camminata: questo perché con sudorazione abbondante la crema protettiva viene eliminata più rapidamente. Ricordiamoci anche che gli strati dell’ atmosfera sopra di noi sono più sottili ed esercitano quindi minor azione di filtro dalle radiazioni dannose: la sensibilità all’azione delle radiazioni solari è più o meno elevata a seconda del nostro fototipo (colore della pelle, degli occhi, dei capelli, presenza di lentiggini, etc).

Le creme in commercio riportano sull’etichetta un numero che indica il fattore di protezione, cioè il fattore di capacità di filtrare i raggi UVB che causano l’arrossamento. Ad esempio: se una pelle chiara comincia a manifestare l’eritema solare già dopo 10 minuti dall’ esposizione, la stessa pelle protetta con una crema solare con fattore 15, dovrebbe mostrare gli stessi sintomi dopo 150 minuti. Per fattori di protezione compresi da 6 e 10 si parla di protezione bassa, fra 15 e 25 di protezione media, fra 30 e 50 di protezione alta e per i solari con fattore 50+ di protezione molto alta.

Le nuvole non valgono! Le nuvole, soprattutto in quota, non hanno un particolare effetto filtrante quindi è consigliato applicare la crema anche quando il cielo è coperto.

Colpo di sole o colpo di calore? Se ignoriamo i consigli sopra, potremmo avere  a che fare con un colpo di sole, un colpo di calore o peggio un collasso da calore.

Il colpo di calore è causato da un improvviso aumento della temperatura corporea: la pelle diventa calda e disidratata, e la sudorazione si arresta. Generalmente è preceduto da mal di testa, vertigini, stanchezza. Se ci si trova lontano da strutture ospedaliere, si deve cercare di raffreddare il soggetto: togliere i vestiti e avvolgerlo il corpo in asciugamani imbevuti di acqua fresca. Applicare qualcosa di fresco (non direttamente sulla pelle) sulla nuca, sul torso, sui polsi. Risulta utile anche la posizione antishock, con la testa più in basso delle gambe.

Il colpo di sole è provocato dall’azione diretta dei raggi solari, anche in presenza di una temperatura ambientale non particolarmente alta. I sintomi sono simili a quelli del colpo di calore.

Il collasso da calore si manifesta generalmente con un aumento della sudorazione, ansia, debolezza, stanchezza, mentre la temperatura corporea rimane al di sotto della norma. Se colpiti da collasso di calore, consigliato mettere il soggetto in posizione orizzontale o antishock. Somministrare piccole quantità di liquidi freddi e cercare di raggiungere il più rapidamente possibile un Pronto Soccorso.

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