Attrezzatura

A proposito di…calzature da trekking

Se è vero che dopo un’escursione è quasi d’obbligo avere #PiediStanchieCuoreFelice, è anche vero che i piedi devono essere stanchi ma non massacrati da calzature non adatte all’ attività che si è scelto di fare; peggio ancora non bisogna arrivare a casa con slogature, tendiniti, dolori vari e l’idea che l’escursionismo non faccia proprio per te.

Paragonando le scarpe ai pneumatici dell’auto, anche le scarpe devono poterci garantire sicurezza e prestazione su tutti i tipi di terreno: dal bagnato ai prati, dalla ghiaia al sentiero.

E vi dico subito che le calzature da trekking non devono “essere belle”, “avere il laccio che si intona al maglione”, “sembrare ciabatte”: le calzature da trekking non devono essere alla moda, devono garantire sicurezza. Come dice una mia collega guida “sei su un sentiero, mica alla Coop”.

E allora partiamo subito con la classica domanda che tutte le Guide si sono sentite rivolgere almeno una volta nella vita: “Posso venire con le scarpe da ginnastica?”. Ecco, questa è una domanda che potrebbe trasformare qualunque GAE in un figlio del demonio.

La calzatura per fare trekking è, appunto, solo la scarpa/scarpone da trekking: ma non per una fissa della Guida, ma per una questione di sicurezza. Camminare con calzature adatte evita spiacevoli problemi che, a parte rovinare l’uscita a tutto il gruppo, implica soprattutto la risoluzione del problema, che ovviamente accadrà in un luogo in cui non sarà facile gestire l’emergenza.

Ovviamente, se in montagna ci vai da solo, nessuno ti vieta di camminare con calzature anche inadeguate (anche se il buonsenso dovrebbe dire di no); ma se ti affidi ad una Guida, bisogna rispettare le regole stabilite dalla stessa: e senza calzature da trekking resti al parcheggio!

Modelli in commercio ce n’è sono moltissimi, i principali  sono 3:

  1. Modello ALTO: le più indicate per le escursioni e i trekking. Fasciano piedi e caviglie completamente, sono un ottimo sostegno su tutti i tipi di terreno. Se traspiranti, vanno bene in tutte le stagioni.
  2. Modello MID: calzatura che arriva a metà caviglia (livello malleolo). Ha un livello di sostegno intermedio, adatto per le escursioni facili.
  3. Modello BASSO: da usare solo nei percorsi con difficoltà minime. Generalmente sono calzature leggere e la loro altezza non arriva a coprire la caviglia.

 

Questa è la calzatura ideale, perché ha tutte le caratteristiche di una buona scarpa da trekking.

Suola: per evitare di scivolare, la suola deve essere ben scolpita, flessibile, robusta. Il materiale deve dare quanta più aderenza possibile al suolo, sia sentiero o sia strada. Deve anche garantire la giusta ammortizzazione per evitare danni a piedi e caviglie. Il pattern delle suole può essere di vario tipo: da quelle con anse più profonde (per un’aderenza maggiore), a quelle con alette (per la stabilità).

Protezione: deve coprire il malleolo, e garantire la protezione della caviglia, anche grazie ad una buona imbottitura. Ci proteggeremo contro distorsioni varie. Regola ovvia che non tutti seguono: la scarpa va allacciata ben stretta, fino in cima.

Tallone e punta: devono essere rinforzati. Questo ci permetterà di non farci male se andiamo a sbattere contro un ostacolo.

Dispositivo anti-shock: serve per ammortizzare il carico prolungato che andiamo a fare sulla colonna vertebrale.

Impermeabile/traspirante: non è solo questione di confort! Stare con i piedi bagnati (perché si è dovuto attraversare un torrente o l’erba nel prato era bagnata o, banalmente, piove!) può creare danni. Lo sapevano bene i soldati, nelle trincee, che si ritrovarono i piedi con un’infezione dovuta proprio alla prolungata esposizione al freddo e all’ umidità: in molte regioni, questa affezione si chiama anche “gelone” ed caratterizzata da gonfiore, intorpidimento e dolore.

COMPRARE SENZA PROVARE? MAI!

Non si può comprare una scarpa senza provarla! Anche se l’hai trovata su internet con lo sconto del 80%. Generalmente si acquista in negozio (meglio se specializzato per l’outdoor) e, sfatiamo un mito, la prova non si fa sta stando seduto sul divanetto a guardare il piede. Bisogna alzarsi in piedi, camminare per qualche minuto, magari salire qualche gradino e provare a muovere il piede. In quasi tutti i negozi specializzati c’è un “area test” con ghiaia, sassi, tronchi su cui provare a camminare con le calzature ai piedi. Con questo test si capisce subito se la calzatura è adatta al piede, se non fa muovere le punte dei piedi, se il tallone è fermo: la pianta del piede deve essere ferma ma non compressa e la calzatura deve darci una sensazione di benessere.

SCARPA E SCARPONE SONO LA STESSA COSA?

Altra domanda che tutte le Guide si sono sentite fare almeno una volta. La risposta è ovviamente NO, altrimenti non avrebbero due nomi diversi! La scarpa da trekking è la classica scarpa bassa, quelle che si usano in pianura o su percorsi con minima difficoltà. Sono quelle che la mia collega Guida consiglia giusto per andare alla Coop. Anche le scarpe da trail non sono scarpe da trekking, sono scarpe nate per fare tutt’ altra attività. Quindi, casomai fosse ancora da ripetere, la scarpa ideale è sempre la calzatura da trekking alta alla caviglia, in buono stato, con la suola possibilmente non usurata (o peggio ancora, liscia),  ed impermeabile.

E PER PULIRE LA CALZATURA?

Bisogna sempre pulire le calzature, rimuovendo lacci e plantari (per farli asciugare se bagnati). Togliere fango e sporcizia varia usando acqua fredda ed una spazzola con setole non troppo dure ed una spugna morbida. Gli scarponi vanno sempre fatti asciugare in una zona fresca e ventilata, lontano da fonti di calore (non si mettono vicino a termosifoni, radiatori, camini, stufe elettrice, etc): questo per evitare di danneggiare i materiali esterni e rischiare che la suola si stacchi. Se si vogliono far asciugare più in fretta, basta inserire all’ interno, dei fogli di giornale che assorbe l’umidità.

E per finire, una riflessione da Guida: se decidi di affidarti ad una Guida, prova anche ad ascoltare i suoi consigli. Una Guida, per mestiere o per passione, vuole farti passare una bella giornata in natura, non farti alzare presto al mattino per poi lasciarti al parcheggio perché ti sei presentato con stivaletti tacco 3 (nonostante la scheda sul sito, i messaggi inviati e certe volte anche telefonate). Soprattutto vuole garantire la tua sicurezza e quella del gruppo e farti arrivare a sera con #PiediStanchieCuoreFelice.

Testo e foto Fabrizio Borgognoni

Agosto 2023

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Sai rinunciare al superfluo? Cosa portare per un trekking

L’occasione è ghiotta: i trekking di più giorni de La Viottola,  giorni  tra cielo, camminate, fatica e risate…poi, arriva la telefonata dell’ Agenzia :” Fabrizio, ci mandi un piccolo vademecum da mandare agli iscritti su cosa bisogna mettere nello zaino?”

E allora, per non correre il rischio di avere nello zaino quattordici paia di calze ma solo una maglietta, o peggio portarsi dietro cose che non si utilizzeranno mai e lasciare a casa il kit di pronto soccorso, ecco i miei consigli per avere uno zaino a prova di trekking!

Il primo consiglio, ma per me il più importante, parte da una canzone di qualche anno fa : “Parti con la voglia di non tornare più”: una mente aperta, disposta ad accogliere non solo le emozioni positive che generalmente i trekking di più giorni regalano, ma anche i piccoli contrattempi, la fatica, magari un po’ di pioggia che potrebbe disturbare l’ escursione, un cambio di percorso deciso dalla Guida. Se partiamo con questi presupposti, torneremo con un bagaglio di emozioni che ci arricchiranno. E poi, visto che i trekking sono di gruppo, spirito di adattamento, voglia di conoscere gli amici di scarponi che divideranno con noi le giornate, le salite, i panorami.

Fatta questa doverosa premessa, vediamo ora cosa mettere nello zaino.

Anzi, partiamo proprio dallo zaino, ovvero il nostro compagno d’avventura. Lo zaino deve essere comodo e pratico: non cadiamo nella tentazione di prendere uno zaino esageratamente grande, da riempire con cose assolutamente inutili. Allo stesso modo, non scegliamo uno zaino troppo piccolo, con il rischio di dover tenere in mano quello che non è entrato nello zaino. Dopo aver percorso parecchi cammini con lo zaino in spalla per svariati kilometri e giorni, ho imparato il significato delle parole “realmente utile”!

Per i trekking di  2/3 giorni, come quelli proposti da La Viottola, io consiglio uno zaino da 35/40 litri: generalmente il pernottamento è in alberghi o b&b quindi non serve tenda, materassino o altro. Per questo tipo di trekking, ovviamente, serve un altro tipo di zaino. Lo zaino deve aderire alla schiena, quindi importante è che abbia tutte le cinghie regolabili, in modo che possa aderire evitando di farci male alla schiena o alle spalle  o, peggio, che ci costringa ad una postura che ci regalerà solo un brutto ricordo del nostro trekking.

Io consiglio uno zaino con la tasca per l’estrazione rapida della borraccia o meglio ancora con la camel bag: questo perché è importante bere spesso e se ogni volta bisogna cercare nello zaino la bottiglia d’acqua, si finisce con non bere a sufficienza e quindi essere disidratati. Altro oggetto utilissimo è il coprizaino: in caso di pioggia, permette di tenere lo zaino all’ asciutto. Ricordate: uno zaino bagnato sulla schiena pesa di più di uno zaino asciutto!

E adesso, cosa mettiamo nello zaino?

Quando inizio a preparare lo zaino, per ogni oggetto che vorrei far entrare nello zaino mi chiedo:  Mi serve davvero? Ne posso fare a meno? Con queste domande mi rendo conto di cosa è “realmente utile” oppure no. Con il tempo sono passato da “questo mi serve assolutamente” a “di questo non me ne faccio niente”.

Una cosa che assolutamente non si può dimenticare sono gli scarponi: possono essere alti o bassi a seconda del trekking che andremo a fare; l’importante è che siano resistenti all’ acqua, e che fascino la caviglia. Fondamentale  è che lo scarpone sia stato usato prima di partire: non affrontare un trekking di più giorni con un paio di scarponi comprato il giorno prima di partire: le vesciche potrebbero essere una spiacevole sorpresa.

E dopo gli scarponi, parliamo di calze: a seconda delle abitudini, possono essere corte o lunghe. L’importante è che siano del giusto spessore: troppo sottili aumentano la sensazione di sfregamento tra piede e scarpa; troppo spesse rischiano di tenerci il piede troppo al caldo (soprattutto se il trekking si svolge tra primavera ed estate). In commercio esistono anche calze con le cinque dita (esatto, come i guanti!): sono comodissime e consigliate per evitare le vesciche, anche se per indossarle serve più tempo rispetto alle calze classiche.

Ma quante maglie, pantaloni bisogna portare? Nel mio zaino ci sono sempre tre cambi: questo perché, mentre un cambio lo indosso, l’altro può essere lavato per il giorno dopo. Ma in caso di imprevisto, il terzo cambio è provvidenziale. A questo proposito, consiglio sempre di avere indumenti tecnici, lavabili e soprattutto generalmente asciugabili molto velocemente.

Se ti stai  chiedendo se è meglio il pantalone lungo o corto, ti dico subito che non c’è un regola: io consiglio sempre il pantalone lungo: protegge le gambe da rovi, erba alta e dalle indesiderate zecche.

Ricordiamoci di portare solo l’indispensabile: magliette, pantaloni, una felpa più pesante, un piumino leggero.

E se piove?? Prima o poi, tutti gli escursionisti si trovano a camminare sotto la pioggia e quindi è importante avere indumenti che ci riparino. Nello zaino, quindi, via libera al guscio e ai copri pantaloni, generalmente in Gore-tex. Tanti i vantaggi del guscio: è traspirante, leggero, e si asciuga rapidamente. Un buon guscio può essere costoso, ma è un investimento che vale la pena fare.

Capitolo igiene personale: anche in questo caso, lasciamo a casa il superfluo! Basta avere con sé dentifricio (in pastiglie) e spazzolino, una saponetta, deodorante. Tutto questo occupa pochissimo spazio.

Capitolo accessori: nello zaino io porto sempre cappello o bandana per le giornate di sole; berretto e guanti (o sottoguanti) per le giornate in cui si parte con il sole ma poi arriva il brutto tempo. Ho con me sempre uno scaldacollo. Sempre crema solare, burrocacao ed occhiali da sole. Dalla torcia frontale non mi separo mai, ricordandomi di portare le pile di scorta o un caricatore portatile se la batteria è ricaricabile. Per le piccole emergenze, vedi suole che si staccano dalla scarpa, ho sempre un rotolo di cerotto telato.

Aiuto, mi sono fatto male! In ogni zaino ci dovrebbe essere un kit di automedicazione: non un ospedale intero, ma medicine personali, cerotti, disinfettante. Sono utili anche i cerotti per vesciche, gel igienizzante.

E come mettiamo tutte queste cose nello zaino? Gli indumenti vanno arrotolati per ottimizzare lo spazio e per essere più facilmente trovati. Ovviamente, ogni volta che dovremmo preparare lo zaino saremmo diventati più bravi rispetto alla volta precedente. L’unica regola che mi sento di lasciare è la regola del 10%: lo zaino deve pesare il 10% del tuo peso.

Ma come detto all’ inizio, la cosa più importante è affrontare il trekking con mente aperta, pazienza e cogliere gli insegnamenti che troveremo lungo il nostro cammino. E, perché no, arrivare a sera con #PiediStanchieCuoreFelice.

Testo e foto Fabrizio Borgognoni

Marzo 2023

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Ciaspoliamo…sì, ma cosa mi metto?

Neve, neve, voglia di stare all’ aperto a ciaspolare…sì, ma cosa mi metto?
Ogni volta che si propone una ciaspolata, scatta inevitabilmente la domanda alla Guida: ma serve un’attrezzatura particolare? Posso venire con la tuta da sci? E agli stivaletti che uso quando piove si possono agganciare le ciaspole?

E allora, piccolo vademecum per non sbagliare (o almeno non avere freddo)!

Iniziamo subito con GLI ORRIBILI CINQUE, ovvero i cinque capi sconsigliatissimi per fare una ciaspolata:
La tuta da sci (o anche solo i pantaloni da sci o la giacca da sci);
Tutti i capi in cotone (maglie, magliette, felpe)
Il maglione, quello che usiamo per andare in ufficio;
La giacca a vento, tipo bomber;
E, ultimo ma il più orribile di tutti, i Moon boot.

Fatto chiarezza su cosa NON usare, prima di iniziare a vedere cosa metterci addosso, dobbiamo ricordare che ciaspolando ci si riscalda in fretta (e nelle pause ci si raffredda in fretta) quindi è fondamentale che i nostri capi d’ abbigliamento abbiano tre caratteristiche importantissime:
Essere impermeabili
Essere traspiranti
Essere termici

Fatta questa premessa, vediamo ora come vestirsi per una ciaspolata, partendo dalle estremità del corpo: durante lo sforzo della ciaspolata il sangue tende a concentrarsi nella parte centrale del corpo (il busto) lasciando le estremità (testa, mani, piedi) più fredde.

Testa e collo, ovvero cappello e scaldacollo: non solo per le ciaspolate, ma avere in zaino cappello e scaldacollo è sempre un’ ottima idea. Cappelli in commercio ne esistono di tutti i tipi; per lo scaldacollo, io consiglio di avere sempre in zaino uno scaldacollo più leggero ed un altro più caldo, da utilizzare principalmente quando fa freddo.

Mani, ovvero mai senza guanti: io porto con me due paia di guanti. Un sotto-guanto leggero che evita il congelamento delle dita e un paio più pesante. Durante una ciaspolata può essere utile abbinare il sotto-guanto al guanto più pesante per avere sempre le mani al caldo e riuscire ad impugnare bene i bastoncini. I guanti da sci sono ingombranti, e generalmente tengono troppo caldo.

Consiglio da Guida: i sotto guanti, come cappello e scaldacollo, sono utilissimi in tutte le stagioni: da portare sempre nello zaino!

Piedi, ovvero vietato averli freddi: le calze sono un indumento indispensabile, anche se spesso non considerate come dovrebbero. I due principali vantaggi di usare un buon calzino (ovviamente tecnico) sono avere il piede al caldo e il non avere vesciche. Un buon calzino da trekking invernale sarà più che sufficiente per non rischiare di passare ore con i piedi al freddo.

E le calzature? Come anticipato assolutamente sconsigliati i Moon Boots, che impediscono di agganciare le ciaspole e fanno fare la sauna ai piedi. Ma anche sconsigliate le scarpe basse (anche se da trekking o da trail) per evitare che la neve entri nella calzatura. Quindi sì a scarponi invernali o quattro stagioni, sempre alti alla caviglia e obbligatoriamente impermeabili.

La parte alta del corpo, ovvero vestiamoci a cipolla! Quando si pensa di passare qualche ora sulla neve a ciaspolare, si ha sempre paura di avere freddo…ma non è così! Ciaspolare, benchè sia un’attività adatta a tutti, è faticoso e fa sudare! Questo è il motivo perché negli ORRIBILI CINQUE sono stati inseriti i capi di cotone e la tuta da sci, bastano pochi passi per accorgersi che è un abbigliamento inadatto a questa attività.
La regola da tenere a mente è semplice: se la temperatura è superiore ai -10 gradi è possibile che tu abbia caldo, se è inferiore ai -10 gradi avrai sicuramente freddo: quindi stra-consigliato vestirsi a cipolla.

Cipolla, strato 1:la maglia termica. Il vero elemento essenziale di ogni escursione (non solo delle ciaspolate): trattiene il calore, fa traspirare la pelle e si asciuga facilmente. Meglio ancora, scegliere una maglia termica tecnica.
Sconsigliato il cotone perché si bagna con il sudore e non si asciuga mai.
Cipolla, strato 2: pile o soft shell. Unita alla maglia termica, è la base per ogni escursione.

Cipolla, strato 3: piumino leggero. Un elemento di sicurezza contro il freddo. Anche se verrà tenuto in zaino, diventa utilissimo quando la temperatura scende o al termine della ciaspolata. Un buon piumino è leggero, si piega facilmente e nello zaino occupa poco spazio.

Cipolla, strato 4: guscio o hard shell. Un buon guscio serve a ripararci in caso di condizioni climatiche avverse (ad esempio, a metà ciaspolata inizia a nevicare). Il guscio è in gore-tex e idrorepellente.

E le gambe? Ovvero calzamaglia e pantaloni (e ghette). Le calzamaglia sono da utilizzare solo nelle situazioni più rigide: se ciaspoliamo in una bella giornata di sole o a fine inverno, con una calzamaglia sotto al pantalone rischiamo di avere troppo caldo. Impagabile, invece, il caldo che procura la calzamaglia nelle giornate fredde o rigide.
Per i pantaloni, la regola è sempre la stessa: devono essere impermeabili, traspiranti. No quindi a pantaloni da sci (o pantaloni felpati, se esistono ancora in commercio). Sempre consigliati i pantaloni di media pesantezza, meglio ancora se di tipo softshell. In commercio esistono anche pantaloni con ghette incorporate: le ghette sono utilissime per evitare che la neve entri nello scarpone.
Oltre a sconsigliare i pantaloni da sci, sconsiglio anche i jeans: si bagnano facilmente e non si asciugano mai.

Ultimo consiglio, ma non meno importante: in inverno il riverbero del sole sulla neve dà fastidio ( e può creare problemi alla retina). Quindi, sempre avere con sé un paio di occhiali da sole, meglio se con le protezioni laterali e il nasello per una massima copertura.

Consigli da Guida:
Primo consiglio: gli strati di abbigliamento vanno tolti al momento giusto. Quando sei partito per la ciaspolata faceva freddo; passate due ore ti sei scaldato ma sei ancora vestito come quando sei partito. E’ sbagliato! Togliere gli strati al momento giusto favorisce la traspirazione e si evita di trovarsi bagnato dal sudore prima del dovuto. Se sudi troppo ti stanchi prima. E spogliarsi da sudato non è proprio consigliato!
Secondo consiglio: cambio in zaino e cambio in macchina. Ovviamente in zaino non bisogna portare un cambio di tutti gli indumenti, basta un cambio per la maglia termica in modo da poterla cambiare casomai fosse bagnata spolta (come diciamo in Appennino). In macchina invece consiglio di lasciare un cambio completo, per evitare di fare il viaggio di ritorno con indumenti bagnati e piedi umidicci.

Testo Fabrizio Borgognoni


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A proposito di…ghette

Inverno, tempo di ghette! Ma utili anche in autunno e in primavera, insomma tutte le volte che vogliamo evitare che acqua ( o neve), umidità o sassolini si infilino negli scarponi. In questo modo si mantengono le estremità inferiori dei pantaloni il più asciutte possibile e quindi anche l’ escursione più “bagnata” non sarà così inaffrontabile!

Una volta si usavano la pelle e le fasce di tessuto grezzo che ora hanno lasciato il posto a materiali ben più tecnologici e pratici, ma la funzione e l’utilità delle ghette resta sempre la stessa.

Le ghette possono rivelarsi un ottimo alleato in svariate situazioni: se si affronta un percorso in cui è presente la neve alta, evitano il contatto con la parte superiore della tomaia degli scarponi e con il tessuto tecnico del pantalone. Infatti, se dovesse entrare della neve dentro lo scarpone, in poco tempo il calzino si bagna e anche il pantalone alla caviglia. Questo significa avere il piede e la gamba umidi o bagnati e quindi essere in una situazione di disagio.
Altro impiego è quello di proteggere le gambe da graffi o da escoriazioni soprattutto se si affrontano percorsi al di fuori dei sentieri con la presenza di rovi o di cespugli spinosi.
Ancora, le ghette possono essere indispensabili se si vuole mantenere il piede e le gambe all’asciutto in caso di attraversamento di corsi d’acqua o di pioggia. Le ghette possono servire anche se capita di dover camminare per tratti con erba alta e bagnata dalla pioggia o dalla rugiada.
Infine, possono essere molto adatte per evitare che corpi estranei come ghiaia e sassolini penetrino all’interno della scarpa durante il percorso di trekking.

Per scegliere la nostra ghetta, dobbiamo prima di tutto individuare l’ attività che andremo a fare e in cui vogliamo usare le ghette:
Trekking: le ghette per il trekking o escursionismo sono in genere leggere e traspiranti e offrono una protezione di base contro rocce, terra/fango e pioggia. Alcune sono completamente impermeabili per la protezione da pioggia e neve. Le ghette da trekking sono spesso utilizzate in brevi escursioni giornaliere ma anche in escursioni di più giorni.
Alpinismo: le ghette per l’alpinismo offrono una protezione resistente e un po’ di isolamento aggiuntivo per viaggi prolungati in condizioni difficili. La maggior parte presenta un tessuto impermeabile e traspirante per la protezione da pioggia e neve.
Trail running: le ghette per trail running sono generalmente molto leggere e compatte. Il loro scopo principale è quello di tenere lontano i detriti dalle scarpe mentre si corre sul sentiero. Di solito non sono impermeabili.
Ovviamente l’uso delle ghette non si limita all’escursionismo, all’alpinismo e al trail running. Se hai bisogno di tenere acqua, neve o detriti fuori dagli scarponcini, trova le ghette che ti possono offrire il livello di protezione di cui hai bisogno.

Ma a cosa dobbiamo fare attenzione quando decidiamo di comprare le ghette?
I fattori importanti di cui dobbiamo tenere conto li possiamo riassumere così:
Lunghezza ( o altezza) delle ghette: L’altezza appropriata delle ghette dipende principalmente dalla protezione di cui avrai bisogno. Generalmente, per l’uso sulla neve, avrai bisogno di una ghetta più alta per una maggiore copertura. Ghette più corte sono ideali per il trail running e le escursioni leggere. Nota che le ghette più alte sono generalmente più calde di quelle più corte perché limitano di più il flusso d’aria.

Vestibilità: Acquistare ghette della giusta misura è importante. Quando le ghette non si adattano bene, possono far entrare acqua, neve e sassolini nelle calzature e possono essere scomode da indossare. Fortunatamente, la maggior parte delle ghette sono disponibili in dimensioni allineate con le misure degli scarponcini o delle scarpe.
L’obiettivo principale nella scelta delle ghette è quello di ottenere il miglior avvolgimento possibile intorno agli scarponcini o alle scarpe per tenere fuori i detriti. Idealmente, dovranno adattarsi comodamente anche alle gambe e ai polpacci. Quando provi le ghette, fallo con gli scarponcini o le scarpe con cui prevedi di indossarle: si devono avvolgere perfettamente agli scarponcini. Non devono esserci aree libere o aperture evidenti in cui possano penetrare acqua o detriti.

Quali sono le caratteristiche principali delle ghette?
Impermeabili: le ghette per l’alpinismo e gli sport invernali sono in genere realizzate con un materiale impermeabile e traspirante per proteggere dalla neve. Se camminerai in condizioni bagnate o innevate, cerca ghette impermeabili.
Repellenti per insetti: di tanto in tanto troverai ghette trattate con un repellente per insetti per tenere lontane zanzare, zecche e altri insetti. Può essere utile per le escursioni in aree note per essere particolarmente infestate da insetti.
Tessuto resistente all’abrasione: alcune ghette includono un robusto nylon resistente all’abrasione nella parte inferiore. È progettato per resistere alle abrasioni del ghiaccio, delle rocce e dello sfregamento occasionale dei ramponi.
Tessuto soft-shell: il tessuto soft-shell offre flessibilità ed elasticità nonché un’eccellente protezione dagli agenti atmosferici.
Rivestimento in nylon: le ghette basiche sono molto leggere e di solito sono realizzate con nylon rivestito in poliuretano. Funzioneranno perfettamente per brevi escursioni o trekking rapidi di un giorno, senza troppe pretese.
Sistema di ingresso: le ghette per l’escursionismo e l’alpinismo sono generalmente comprese frontalmente di lunghe strisce di chiusura a strappo (marchio VELCRO® o simili), per essere calzate facilmente.
Chiusure superiori: le ghette basiche sono tipicamente strette da fasce elasticizzate; alcuni modelli presentano una cinghia superiore dedicata con fibbia.
Cinturini sul collo del piede: fissano il bordo inferiore delle ghette attorno al collo del piede degli scarponcini. Le ghette basiche sono dotate di semplici cinturini. Le ghette più professionali sono dotate di cinturini in pelle rinforzata o cinturini sintetici per una maggiore durata.
Ganci: sono presenti in diverse tipologie, consentono di attaccare i lacci degli scarponcini alle ghette per una maggiore sicurezza. 

E adesso che ho comprato le ghette come le indosso?
Indossare le ghette non è particolarmente complicato, in linea di massima basta seguire questi accorgimenti:
1. Posiziona le ghette in modo che le chiusure a strappo o a cerniera si trovino davanti: man mano che infili le ghette, il tessuto dovrebbe avvolgersi dietro le gambe e parte aperta dovrebbe essere davanti.
2. Posiziona l’aggancio dei cinturini sul collo del piede verso l’esterno: posiziona le ghette in modo che gli agganci dei cinturini sul collo del piede siano all’esterno. Se li metti all’interno, potresti accidentalmente pestarli mentre cammini.
3. Regolare i cinturini del collo del piede: su alcune ghette, in particolare quelle con cinturini del collo del piede interni, è necessario regolare le cinghie del collo del piede alla lunghezza appropriata prima di indossare completamente le ghette. L’ obiettivo è quello di agganciare i cinturini in modo che il fondo delle ghette sia ben aderente intorno agli scarponcini o alle scarpe. Se usi sempre le stesse calzature con le ghette, potrai regolare i cinturini del collo del piede solo una volta.
4. Aggancia i lacci elastici: sulle ghette che hanno lacci elastici, prova ad agganciare i lacci più in basso che puoi sugli scarponcini.
5. Chiudere le chiusure a strappo o a zip: fissare le lunghe strisce di chiusura a strappo che corrono insieme lungo i frontali delle ghette. Per le zip non c’è questo problema: chiudile semplicemente.
6. Allaccia le chiusure superiori: non è necessario stringere eccessivamente le chiusure in cima alle ghette, se presenti. Allacciale in modo che le ghette non scivolino lungo le gambe. Il serraggio eccessivo risulterà scomodo. Alcune ghette non hanno questo tipo di chiusura ma hanno solamente una fascia elastica che non necessita di essere allacciata.
7. Assicurare altre chiusure: alcune ghette presentano bottoni o altri tipi di chiusure nella parte superiore e / o inferiore per evitare che le ghette si allentino. Assicurali prima di uscire.

Testo Fabrizio Borgognoni
Foto tratta da Montagne Nostre

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A proposito di…bastoncini da trekking

Per mio nonno, montanaro DOC, era impensabile andare per boschi o sentieri senza un bastone; noi, escursionisti moderni, andiamo ancora per sentieri ma siamo passati dal bastone di legno del nonno ai bastoncini da trekking.

I bastoncini da trekking sono generalmente in alluminio o carbonio con impugnatura ergonomica e puntale disponibili in 1,2 o 3 sezioni: quelli mono sezione sono più rigidi e leggeri ma la lunghezza non può essere regolata mentre i bastoncini in 2 o 3 sezioni sono quelli in cui la lunghezza può essere regolata. Esistono anche bastoncini pieghevoli a Z (3 parti). Il sistema di regolazione dei bastoncini  può essere di due tipi: a vite (generalmente presenti sui bastoncini da principianti o di livello intermedio) o a leva (più facili da maneggiare).

L’impugnatura può essere in plastica o gomma (utilizzate generalmente sui bastoncini per principianti ed indicata per l’inverno); per chi ha già esperienza sui sentieri potrà scegliere tra impugnature a schiuma (confortevole, ergonomica, presa migliore) o in sughero (la pelle traspira durante l’uso e danno una buona sensazione al tatto). I cinturini, se usati correttamente, sono utilissimi. Possono essere classici (cinturino regolabile), avanzati (in genere con rivestimento in schiuma di diverse larghezze e spessore) o a rilascio (o a clip, che permettono di sfilare rapidamente i bastoncini senza dover sfilare le mani dal cinturino). All’estremità del bastoncino troviamo le rondelle, che (per chi le usa) vengono messe appena sopra al puntale per evitare che il bastoncino affondi in terreni fangosi; esistono di varie dimensioni, che si adattano ai diversi tipi di terreno. Più usate d’inverno, durante le ciaspolate, per evitare che il bastoncino affondi nella neve. E, al termine del bastoncino, troviamo il puntale: se la punta è stretta si adatta maggiormente ai terreni duri, mentre la punta larga viene utilizzata su terreni morbidi. Esistono anche gommini in plastica da infilare sul puntale, per poter utilizzare i bastoncini su strade asfaltate.

E adesso, tre motivi per consigliare di usare i bastoncini:

Primo: si migliora l’equilibrio. Avere quattro punti d’appoggio è sicuramente meglio che averne due, soprattutto in presenza di un terreno scivoloso coperto da foglie, un guado da superare, un percorso dove ancora c’è neve.

Secondo: il peso si distribuisce meglio. Scaricando parte del peso del corpo e dello zaino sulle braccia e non tutto su ginocchia ed articolazioni, il carico su gambe e spina dorsale diminuisce. Ridurremo la fatica e anche camminare sarà più confortevole.

Terzo: si migliora la respirazione. Il movimento delle braccia,impone una postura decisamente più eretta, quindi si apre maggiormente la cassa toracica.

E per finire qualche consiglio utile:

  • Per mantenere un buon bilanciamento del peso, è necessario coordinare “gamba destra e bastone sinistro”, “gamba sinistra e bastone destro”.
  • Per regolare l’altezza del bastoncino, basta verificare che impugnando il bastoncino, l’angolo tra il braccio e l’avambraccio sia di 90°.
  • Ricordiamoci che in discesa è consigliabile aumentare leggermente l’altezza e diminuirla in salita.
  • In caso di terreni scivolosi, consigliamo di impugnare i bastoncini senza infilare le mani nei laccetti. In questo caso, se il bastone resta impigliato o in caso di scivolata, non resteremo legati al bastoncino e basterà aprire la mano per lasciarlo andare e gestire l’eventuale scivolata.

E per acquistare i bastoncini senza sbagliare, a Vignola trovi Mondo Montagna, partner tecnico de La Viottola che con competenza saprà guidarti in ogni acquisto (anche on-line su www.mondomontagna.net)

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